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Giu

Sai la differenza tra origine non preferenziale e origine preferenziale?

Negli ultimi anni si parla molto di origine della merce, tanto che questo concetto ha assunto una grande importanza fra i vari operatori economici, anche perché da ciò ne conseguono tutta una serie di conseguenze strettamente amministrative e di carattere penale.

In tema di scambi internazionali oggi si distingue tra origine preferenziale e non preferenziale. Entrambe le origini sono regolate da fonti normative apposite e comportano specifici risvolti. Vediamo, più nel dettaglio, di cosa si tratta e perché è fondamentale comprenderne le differenze.

Origine non preferenziale e origine preferenziale: la differenza

Quando si parla di origine non preferenziale non si fa altro che individuare il luogo, ovvero il Paese, in cui un determinato prodotto è stato interamente ottenuto oppure ha subito l’ultima lavorazione sostanziale prima di essere commercializzato, secondo quanto stabilito dal Reg UE 952/2013.

L’origine non preferenziale viene controllata direttamente in dogana e può essere attesta con il certificato di origine che viene rilasciato dalla Camera di Commercio competente. Questo documento serve anche per l’eventuale applicazione di misure restrittive.

L’origine preferenziale, invece, è quindi regolata dalle disposizioni in tema di libero scambio che l’Unione Europea ha previsto con accordi bilaterali plurilaterali e/o unilaterali con specifici paesi o gruppi di paesi, al fine di determinare misure tariffarie più favorevoli.

Alla luce di quanto precisato, si comprende bene che l’origine preferenziale delle merci non è il parametro a cui fare riferimento per identificare il Paese di produzione. L’origine preferenziale, infatti, viene determinata in maniera convenzionale all’interno delle zone di libero scambio stabilite negli accordi.

Determinazione dell’origine preferenziale

Come viene stabilita l’origine preferenziale di un bene? Per prima cosa occorre definire la voce doganale del prodotto finito oggetto di esportazione e subito dopo fare riferimento all’accordo di libero scambio siglato con lo stato di destinazione della merce.

Una volta appurata, l’origine preferenziale sarà poi attesta con prove documentali come: la dichiarazione su fattura, il certificato di circolazione EUR.1,EUR.med, la status di esportatore autorizzato, REX.

Occorre segnalare che anche quelle società che non esportano all’esterno potrebbero comunque occuparsi della determinazione dell’origine dei prodotti che vengono forniti a clienti nazionali o comunitari. In questo caso sarà necessario provvedere alla compilazione della “dichiarazione di lungo termine del fornitore”. Si precisa che le false attestazioni in fattura, così come nella dichiarazione di lungo termine, comportano tutta una serie di pesanti conseguenze, ovvero il recupero dei dazi da parte dell’Autorità doganale del luogo di destinazione, oltre che la possibile configurazione del reato di falsità ideologica, perseguibile a norma dell’articolo 483 del codice penale.

Accertamento dell’origine non preferenziale

Stabilire nel rispetto delle leggi l’origine delle merci che vengono commercializzate è fondamentale e non soltanto per assicurare il corretto iter doganale, ma anche per la tutela dei consumatori finali. Quest’ultimi, infatti, hanno il diritto di conoscere il luogo di origine dei beni e quello di registrazione dei marchi.

Come spiegato, l’attribuzione dell’origine non preferenziale si basa sostanzialmente su due concetti, ovvero di “interamente ottenuto” e di “ultima trasformazione sostanziale”. Nel primo caso si tratta di prodotti che provengono e quindi sono interamente originari di un determinato Paese. Nel secondo caso, invece, si tiene conto del Paese in cui è stata eseguita “l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata, effettuata presso un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione”.

Tuttavia, servono lavorazioni sostanziali per poter giustificare l’origine non preferenziale e a questo riguardo anche l’Unione Europea, nel corso del tempo, ha pubblicato diverse regole interpretative per poter correttamente definire la provenienza e a cui poter fare riferimento in caso di dubbi.

Identificazione dell’origine preferenziale e non preferenziale

Allo scopo di evitare spiacevoli conseguenza, soprattutto di carattere penale, il produttore e l’esportatore dei beni sono chiamati a compiere attente valutazioni sulla provenienza dei beni. Le attestazioni di origine non possono essere rilasciate in maniera frettolosa, o peggio, senza una necessaria competenza. Serve infatti un accurato studio sull’aspetto della preferenzialità delle merci.

L’Unione Europea ha siglato degli accordi bilaterali o plurilaterali con vari Paesi o gruppo di paesi con lo scopo di favorire gli scambi e di conseguenza azzerare i dazi. Questo porta molti operatori a compiere errori di valutazione per tentare di risparmiare, ma che poi nei fatti determinano conseguenze tutt’altro che convenienti. Ogni azienda, pertanto, dovrà compiere una valutazione sia dell’origine preferenziale e sia made in dei propri prodotti con grande responsabilità

Per questa ragione è indispensabile puntare su uno spedizioniere di fiducia. Questa è la migliore scelta da poter compiere e che ripaga nel breve e lungo periodo, ma soprattutto permette di avere una gestione maggiormente semplificata. Così facendo si riescono ad ottenere tutte le risposte necessarie alle esigenze di importazione ed esportazione, anche per quelle merci meno commercializzate.

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