Dal 5 aprile 2025 sono entrati in vigore nuovi dazi doganali su tutte le importazioni negli Stati Uniti, con effetti immediati anche sulle aziende italiane. La misura, annunciata dal presidente Donald Trump con un Executive Order del 2 aprile, rientra in una strategia commerciale più ampia che mira a riequilibrare la bilancia commerciale statunitense.
Per l’Unione Europea, incluso il nostro Paese, era stata annunciata un’aliquota extra del 20%. Tuttavia, appena una settimana dopo, è arrivata la retromarcia: dal 9 aprile 2025, gli Stati Uniti hanno sospeso per 90 giorni i dazi supplementari sull’UE per consentire l’avvio di negoziati tra le due sponde dell’Atlantico.
Ma cosa significa tutto questo in concreto per gli esportatori europei? E quali sono le implicazioni doganali e operative?
I dazi doganali sono imposte applicate sulle merci importate o esportate da un Paese. Hanno diverse finalità:
I dazi possono essere di vario tipo: ad valorem (percentuale sul valore del bene), specifici (importo fisso per unità), o misti. Quelli imposti con il nuovo ordine esecutivo USA sono dazi ad valorem, aggiuntivi rispetto a quelli già in vigore.
Con l’ordine esecutivo del 2 aprile, l’amministrazione Trump ha introdotto:
La sospensione – annunciata da Trump lo scorso 9 aprile – mira a creare una finestra di 90 giorni per negoziati tra Stati Uniti e Unione Europea. In risposta, l’UE ha deciso di sospendere le proprie contromisure tariffarie per lo stesso periodo, mantenendo però la possibilità di reintrodurle se i colloqui non dovessero portare a risultati soddisfacenti.
È importante notare che questa sospensione non riguarda i dazi già esistenti su acciaio, alluminio e automobili, che restano in vigore.
In sintesi, per le imprese italiane ed europee, i dazi aggiuntivi del 20% sono sospesi fino all’inizio di luglio 2025, ma il dazio del 10% continua ad essere applicato. Le aziende dovrebbero monitorare attentamente l’evoluzione dei negoziati per prepararsi a eventuali cambiamenti nelle politiche tariffarie.
L’introduzione dei dazi si inserisce in un disegno di politica commerciale “reciproca”, annunciata già durante la campagna elettorale. L’obiettivo è ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti, ovvero la differenza negativa tra importazioni ed esportazioni. Secondo l’amministrazione americana, molti Paesi beneficiano di accessi agevolati al mercato USA senza offrire condizioni paritarie in cambio.
Questo approccio mira a:
Anche se i dazi del 20% sull’UE sono temporaneamente sospesi, rimane attivo il dazio aggiuntivo del 10% su tutte le importazioni, applicabile anche ai beni europei e italiani.
Inoltre, i dazi già in vigore su:
Nonostante l’approccio generalizzato, il provvedimento prevede alcune esenzioni:
Per le aziende italiane che esportano negli Stati Uniti, i nuovi dazi comportano aumenti di costo significativi. Oltre a ridurre i margini di guadagno, il cambiamento impone una revisione della strategia doganale, della gestione logistica e della compliance normativa.
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